La valutazione del lavoro del cane da parte del cacciatore è personale: c’è chi si contenta del poco e chi pretende il molto, spesso senza tener conto delle possibilità del cane in quanto razza, per cui analizziamo la selvaggina su cui è possibile impiegare i cocker spaniel inglese.
La beccaccia: la selvaggina dello Spaniel inglese è la beccaccia (specialità del Cocker, da dove prende il nome " woodcock-
La quaglia: non gabbiarola, perché non avendo essa pedinato prima di destarsi dalla catalessi, contraddice l’impiego dello spaniel, cane pistatore, costretto a reperirla forzatamente immota, d’incontro, e allora val meglio il cane da ferma.
Il fagiano: per la sua odierna diffusione, per il suo costume di reggere caparbio nel folto, alla presenza del cane, per la sua abitudine di pedinare a lungo prima di frullare, è l’ideale per lo spaniel che lo forza al volo là, fra gli intrichi dove il cane da ferma è quasi impotente se non vuol venir meno al suo carattere ortodosso di non forzare il selvatico.
Le starne: non è consigliabile perché non reggono facilmente a cane che manovri troppo con indugi nel reperirle, sospettose perché levandosi in brigata son più attente alle insidie
I Beccaccini: pedinano raramente e non reggono al cane che li accosta col deliberato proposito di farli frullare senza preamboli e pause e non attendono di essere troppo molestate per sottrarsi.
La Lepre: lo Spaniel è animale pistatore; quale miglior selvatico di un quadrupede che scampa di piede stampando sul suolo tracce odorose ininterrotte ,per costituire una pista per un cane che svolge la cerca quasi costantemente con le narici rivolte verso il suolo?
L’allodola: è il selvatico sul quale lo spaniel è ideale per il recupero , perché il suo olfatto non ne dimentica nemmeno una caduta in erba o stoppia, mentre molte ne trascura la vista del cacciatore.
Le Anatre: ottimo ausiliare ad anatre, trescando tra i canneti. Composto a bordo della barca.
Il cocker è ausiliare intermedio fra segugio e ferma: del segugio adotta la fase di pistaggio che quello esercita su selvaggina di pelo e anche su quella di piuma, avendo in comune il forzare la preda; ma il segugio inseguendo in corsa per una meta lontana, lo spaniel accompagnando la pedinata e destreggiandosi affinchè il frullo o lo schizzo avvengano a tiro di fucile.
Lo spaniel non da voce né durante la fase della cerca né durante il pistaggio, appunto per non indurre il selvatico a frullare intempestivamente.
Nel folto bosco trovandosi lontano e non visibilmente controllato dal cacciatore, se dà la voce per avvertirlo del frullo è merito di autentico ausiliare.
Del cane da ferma ripete le ventate, testa alta, con molta maggior frequenza che non il segugio e come il fermatore porta il cacciatore a sparare in borrita.
Dalle premesse citate è facile dedurre quale sia lo standard di lavoro del cocker spaniel: individuare un selvatico e indurre quello (direi quasi persuadere) a palesarsi a tiro di fucile. Riportarlo e recuperarlo ferito o morto. Categorico che non temano il colpo di fucile, non solo che rimangano indifferenti, ma il colpo deve servir loro di incitamento per cacciare.
Si svolge a circa 20-
Il ritmo del pistaggio è condizionato dall’orgasmo del selvatico, se più o meno leggero, perché più o meno molestato; fase delicata dovendo il cane conciliare due necessità: non perdere il contatto col fucile e mantenere la pista col fuggitivo.
Lo spaniel non deve trascurare forteti, canneti, ma anzi perlustrarli, incurante di sete e frange, né sostare titubante di fronte a fossi e canali, dovendo guadarli, se necessario per il recupero anche d’inverno.
Il cocker svolge una cerca più minuziosa, con assaggi a fiuto più frequenti, insinuandosi fra gli ostacoli vegetali, con procedura meticolosa. Non si pretenda di distogliere dalla traccia il cane impegnato, perché a decidere se valida o no, è solo il naso del cane. Nella fase dell’incontro della traccia e soprattutto nell’imminenza del frullo, lo spaniel fornisce chiaro al cacciatore l’avvertimento che è prossima la conclusione cruenta, col frenetico agitare della coda. Il cane che costringa al frullo senza prima fornire tale prezioso preavviso al padrone, ha tutta l’aria di essere incappato per caso sul selvatico. E’ demerito da penalizzare.
Il selvatico si palesa spesso proprio davanti al muso del cane, soprattutto in habitat dove pascola non molestato, ignaro del pericolo: è in questa fase, mentre il cacciatore imbraccia il fucile, che si deve esigere categoricamente l’immobilità assoluta, per evitare che la rincorsa o il tentativo di protendersi per ghermire la preda, provochi il frapporsi a scudo del cane fra selvatico e fucile. Prono a terra o seduto, purchè immoto all’atto stesso di frullo o schizzo, esclusa qualsiasi tolleranza, nessun metro più o meno di rincorsa:proprio quel qualche metro può essere essenziale. L’immobilità è da esigersi anche perché sintomo evidente che l’ausiliare è a cognizione di cacciare non per sé.
Colpito il selvatico, volatile precipitato al suolo, lepre o coniglio rotolati per terra, si concede via libera al cane per il riporto. Deve essere sollecito, immediato, il tempo di assicurare la preda tra le mandibole, senza indugiare a voltarla e rivoltarla, a leccare ferite, manifestazioni che denotano più la voluttà di assaggiarne, che non la disciplina di cederla e di consegnarla al cacciatore. La cessione dovrebbe essere giuliva, segno di coscienza del proprio dovere. Un fagiano di un chilo e mezzo, una lepre di tre o quattro non sono comodo bagaglio per un cockerino di 12 kg. Il Cocker si aiuta spesso trascinando la preda: sia tolleratissimo, anzi considerato come dimostrazione di caparbia volontà di sopperire, nella impossibilità materiale di eseguire. Non c’è prescrizione di peso in chili o in etti, il limite è appunto segnato dalla manifesta impossibilità dell’animale di riuscire, malgrado reiterati tentativi.
Il riporto dall’acqua è da ritenersi recupero, perché avviene in elemento non accessibile normalmente al cacciatore. Quando il cane si lancia per esperire il riporto di un volatile caduto nei pressi, smontato d’ala, questo può ancora sottrarsi con zampe sane e il riporto si evolve allora in recupero, con decifrazione della pista a naso, se il cane non può inseguire a vista.
Lo Standard ufficiale di lavoro, viene redatto e descritto da ciascun paese in base all’impiego in funzione delle possibilità faunistiche e di habitat, purché non esorbiti dalle prestazioni richieste alla razza create con la selezione nel paese di origine e ne rispetti e tuteli i caratteri di base dell’attività funzionale.
Lo Standard di lavoro deve suggerire un indice di valutazione medio del valore delle prestazioni, tale che sia accessibile a tutti i soggetti portatori di insigni caratteri tipici della razza, anche se non tutti possono essere in grado di conseguire un risultato massimo.
La prova non è una gara a chi arriva primo, ma un’accurata forma di selezione tecnica in base ai canoni caratteristici della razza. La prova non è l’occasione per eseguire delle micidiali battute di caccia, ma bensì è lo strumento valutativo con cui si misurano e si computano i caratteri basici dell’attitudine alla caccia dei soggetti in concorso.
Il numero nuovamente crescente di Cocker Spaniel Inglesi utilizzati a caccia e alle prove di lavoro è assolutamente incoraggiante, ma è necessario fare attenzione al negativo utilizzo di soggetti impropriamente denominati “Cocker da lavoro”, totalmente al di fuori dai canoni tollerabili della razza. E che questa presenza non arrivi a inquinare sovrastando in maniera irreparabile il lavoro di selezione che con tanta abnegazione è stato ottenuto sino a oggi e che continua a produrre campioni assoluti. In tal senso si rende improcrastinabile l’adozione dell’effettivo strumento valutativo delle prestazioni pratiche che è appunto lo Standard di lavoro.
È il momento di fissare i criteri tecnici valutativi con i quali si potranno formulare, con assoluta uniformità, gli indirizzi operativi della razza onde far sì che a fronte delle inerenti manifestazioni cinotecniche gli allevatori possano trarre i necessari spunti orientativi e di confronto costruttivo per la selezione allevativa.
Il Cocker Spaniel Inglese è una varietà tra le tante della grande famiglia degli Spaniel, estremamente diversa da tutte le altre, pertanto ascrivente di singolari caratteristiche ed esclusive peculiarità e come tale deve essere incoraggiata e tutelata nella conservazione delle sue personali particolarità.
Lo Standard di lavoro si colloca in equanime posizione normativa al Regolamento Generale per le Prove di caccia e al Regolamento Nazionale e Internazionale per le Prove di lavoro per Spaniel e con i quali si dota delle appendici di ordinamento e delle modalità classificatrici necessarie a emettere le indispensabili indicazioni di selezione.
REGOLAMENTO NAZIONALE delle PROVE DI CACCIA PER SPANIELS
(In vigore dall’1.07.1997)
Le prove nazionali si suddividono in:
Ai fini del conseguimento del titolo di campione italiano di lavoro, non meno di due CAC
devono essere ottenuti in prove con selvatico abbattuto.
Il tipo di animale da riportare dovrà essere specificato nel programma.
Le prove di cui alla lettera “b” invece dovranno svolgersi SOLO in Zone di
Ripopolamento e Cattura o Aziende Faunistico Venatorie e SOLO dalla chiusura della caccia al 31 marzo e dal 1° settembre all’apertura.
Nessuna prova con CAC potrà essere svolta con selvatico che non sia naturale.
Per selvatico naturale si deve intendere selvatico nato in libertà o liberato al più tardi entro il mese di agosto.
In nessun caso potrà essere liberato selvatico in occasione di una prova, nemmeno qualche giorno prima.
E’ facoltà del giudice di farli correre anche su terreno scoperto per meglio controllarne l’addestramento.
Il riporto effettuato in questi casi, è nota meritoria.
Abboccare un selvatico fermo non è nota di demerito.
(N.B. per le femmine n°2 CAC in prove su selvatico abbattuto e n°2 Eccellenti in prove tipo “A” o “B”)